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Attention Deficit Hyperactivity Disorder (ADHD) e Respirazione: un aiuto dalla motricità.


Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è un disturbo del neurosviluppo (può perdurare anche in età adulta) caratterizzato da elevati livelli di disorganizzazione, difficoltà nel controllare il proprio comportamento, mantenere l’attenzione , impulsività. Può manifestarsi in forme molto differenti tra loro, con comportamenti combinati o predominanti in modalità variabili.


Tendenzialmente l’esordio e il decorso vengono identificati in età pre-scolare e scolare, periodo in cui la difficoltà risulta maggiormente evidente e invalidante; tuttavia segnali predittivi possono essere riconosciuti fin dalle prime fasi evolutive del bambino.


Caratteristica dell’ADHD è la persistente presenza di un quadro in cui disattenzione, eccessiva necessità di dimenarsi, loquacità, tamburellamenti, irrequietezza estrema, mancanza di perseveranza, azioni affrettate, impulsività, interferiscono con il corretto sviluppo del bambino.


Tuttavia la sindrome ADHD ha creato negli ultimi anni grande confusione.


Numericamente parlando , le diagnosi sono aumentate vertiginosamente, tanto che 1 bambino su 5 , secondo i dati Federal Centers for Disease Control and Prevention, sembrerebbe affetto da tale sindrome.

Altrettanta disparità di opinione è generata dalle indicazioni sul piano terapeutico, e dal supporto dato alle famiglie, che spesso vedono etichettato il proprio figlio con insufficienti indagini cliniche.


Storicamente, tutte le etichette risultano acquisire la forma di un condizionamento perenne, un marchio che vive di vita propria, fissando l’immagine della persona molto al di là di una diagnosi medica.

Pensiamo a cosa può accadere nella percezione soggettiva e nella mente interpretativa di un bambino catalogato come iperattivo o “deficitante”.


Nelle diagnosi di ADHD , inoltre, non vengono spesso considerate le variabili di natura biologica , che frequentemente occorrono in epoca pre o perinatale, che possono implicare danni cerebrali o “imprinting epigenetico", così pure come particolari difficoltà legate al decorso della gravidanza, al parto, e al post parto.

Non meno importante risulta il contesto di vita sociale e famigliare in cui s’inserisce il bambino, gli eventuali traumi e le condizioni di sviluppo durante il primo anno di vita e i successivi.

Non è sufficiente perciò analizzare per protocolli.


Anche il trattamento stesso dell’ADHD, che ad oggi prevede approcci multimodali che combinano interventi farmacologici (in particolare metilfenidato e anfetamine) , psico-educativi e psicoterapeutici, potrebbero integrarsi con aspetti di diagnosi e prevenzione più mirati.


Il concetto fondamentale da cui partire in questi casi è uno: ogni essere umano nasce con il medesimo potenziale di sviluppo neurocognitivo, e sarebbe un grave errore considerare il contrario.

Dalla nascita, ogni stimolo visivo, tattile, sonoro, uditivo, olfattivo, motorio, esperienziale, sarà percepibile dal bambino e contribuirà a facilitare o intralciare l’espressione delle cerebro potenzialità.

La sviluppo della motricità risulta avere un ruolo chiave in tal senso, dal momento che tutta l’esperienza con la realtà passa dalla corporeità.


La riflessologia neonatale è il primo strumento preventivo utile ad indicare il grado di maturazione del sistema nervoso centrale. Il timing di tale evoluzione esprime in maniera predittiva se la strada che stiamo percorrendo è quella giusta, o sia necessario un intervento di educazione psicomotorio.

Ogni bambino , crescendo, va incontro a delle tappe evolutive da rispettare, e dovrebbe poter avere il tempo e lo spazio giusto per esprimersi in tal senso.


È proprio dalla diagnosi precoce che tutto ha inizio.


L’evoluzione dei riflessi di un bambino - da innati, ad arcaici, a quelli di reazione, fino a quelli posturali- è un aspetto importantissimo dello sviluppo neurocognitivo, e risulta intuitivamente comprensibile come questa progressione si integri perfettamente con tutte le numerose altre competenze che egli dovrà acquisire nell’arco della vita, da quelle linguistiche, a quelle di relazione, a quelle comportamentali.


Attraverso i sistemi sensoriali ha inizio lo sviluppo senso-motorio , che permette sicurezza posturale, pianificazione motoria attraverso la consapevolezza di uno schema corporeo (su entrambi i lati del corpo), con la capacità di filtrare gli stimoli attraverso riflessi integrati. Da qui l’acquisizione di schemi motori di base, nel controllo oculo-motorio e nella coordinazione fine, con successivi aggiustamenti posturali secondo uno sviluppo percettivo-motorio sempre crescente. Questo permette di raggiungere abilità linguistiche e uditive sempre migliori, attraverso la percezione visuo-spaziale e il controllo sui sistemi e i centri dell’attenzione. Si arriva così alle ultime tappe della maturazione dei sistemi cognitivi, che garantiranno al bambino di svolgere attività quotidiane e comportamentali in modo sicuro e stabile.

Naturalmente, queste tappe evolutive, s’inseriscono nei differenti contesti ambientale, famigliare, sociale e scolastico , consapevoli del fatto che ogni stimolazione, esperienza, parola, gesto, situazione, genera in maniera certa, istante per istante, una modificazione dei circuiti cognitivi, con gemmazione di nuove informazioni e potatura di altre.


Strumento altrettanto importante spesso sottovalutato nelle terapie rieducative, è il ruolo della neuromodulazione attraverso la respirazione diaframmatica.


Se è vero che la mente influenza il respiro, è vero però anche il contrario.


Insegnare ad un bambino una semplice sequenza di esercizi che lo aiutino a riconoscere e “incanalare” quel senso di frenesia che avverte ma non riesce a catalogare, è una valida strategia per intraprendere un percorso verso il ripristino del legame mente-corpo, e regolare episodi comportamentali disfunzionali.

Per ciò che concerne la respirazione, numerose sono le proposte in forma ludica utilizzabili con il bambino, a vantaggio sia dell’aspetto prettamente neuromotorio, sia in eventuali disturbi del linguaggio associati.


Uno studio condotto nell'arco di due anni su 720 bambini tra i 5 e 16 anni (con diagnosi di disturbi dell’apprendimento come dislessia, disgrafia, difficoltà emotive e relazionali, ansietà, paure stereotipate, chiusura relazionale) a cui sono stati assegnati esercizi per sviluppare consapevolezza corporea e autopercezione delle sensazioni emotive ed emozionali, abbinati ad alcuni consigli alimentari, hanno dimostrato una riduzione significativa dei sintomi. Dopo un anno l'87% dei bambini ha riscontrato miglioramenti rispetto alle proprie difficoltà iniziali e la maggior parte dei cambiamenti è avvenuta entro 6 mesi.


L’esercizio respiratorio, secondo recentissimi studi del 2018 e del 2020, avrebbe effetti migliorativi sui bambini già in trattamento per ADHD, così come le terapie orientate al corpo, poichè permetterebbero di modulare positivamente le capacità esecutive e comportamentali.


Non meno importanti risultano gli accorgimenti alimentari, nei bambini in generale, ma ancor più significativamente in rapporto a queste patologie.


Esiste relazione diretta tra ciò che i bambini mangiano e il loro comportamento.


Zuccheri, aspartame, glutammato, caffeina, coloranti, dolcificanti, sono tutte sostanze neurotossiche, soprattutto per una struttura neuronale ancora in formazione.

La maggior parte dei prodotti in commercio è addizionata con sostante che di fatto sono “eccito-tossine” , perturbatori che influiscono sul comportamento dei più piccoli e sulla loro capacità di avere una modalità di apprendimento normale.

Il nostro corpo è predisposto per assimilare una quantità molto limitata di zuccheri. Il pancreas, il sistema endocrino, è predisposto a riceverne pochi quantitativi, per lo più ad assorbimento lento. Purtroppo oggi, la quasi totalità degli alimenti offerti dalla grande distribuzione è addizionata a fruttosio, e questo genera nel nostro sistema biologico uno stress enorme, che coinvolge l’apparato endocrino, immunitario e nervoso.

L’eccesso di zuccheri infatti causa rapida secrezione di adrenalina, stimolando iperattività e irritabilità.

A questo si aggiunge, come ampiamente dimostrato dalla ricerca medica, rallentamento dell’apprendimento e peggioramento dei sintomi nelle sindromi ADHD.


L’approccio multimodale e la collaborazione delle figure terapeutiche e famigliari, risulta fondamentale, dunque, per far sì che il supporto sia davvero efficace e funzionale per il bambino.


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