Fibromialgia: l'esercizio fisico è il nostro grande alleato.
- alecorvi_
- 18 mar 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Quando parliamo di fibromialgia parliamo di una sindrome cronica e sistemica che si manifesta con dolori diffusi all'apparato muscolo-scheletrico. E' catalogata tra le patologie reumatiche di natura extra-articolare, ed interessa perciò il tessuto connettivo.
In Italia si registrano 2 milioni di casi, ma la sua diagnosi resta complessa e a volte incerta.
La sua eziopatogenesi non è chiara, ma è al momento ritenuta multifattoriale.
Ad oggi non esistono esami nè marker specifici per diagnosticarla.
Ciò che pare certo è che la sua manifestazione sia correlata ad una condizione di low grade chronic inflammation (LGCI- infiammazione di basso grado cronica) con aumentata frequenza di scarica di impulsi nervosi di tipo dolorifico, aumentata rigidità miofasciale ed alterata percezione di stanchezza.
Proprio per le caratteristiche tipiche di una LGCI, spesso, da un punto di vista clinico, i valori ematici dei marcatori tipici dell'infiammazione acuta, VES e PCR, risultano in un range accettabile, così pure come i valori di CPK.
La LGCI spesso non dà sintomi evidenti, ma è responsabile di molte patologie. Il ruolo del sistema immunitario ,infatti, non è di semplice difesa verso patogeni esterni, ma è un sistema fondamentale di regolazione interna, sensibile a stimoli fisici, chimici ed emozionali. La sua efficienza riveste un ruolo cardine in tutte le patologie umane, dalle infettive, alle infiammatorie, alle autoimmuni, alle tumorali e cerebrovascolari.
Una condizione di LGCI genera un'alterata risposta infiammatoria del sistema, con citochine che permeano e permangono nei tessuti costantemente, generando uno squilibrio neuroendocrino.
Un gruppo di ricercatori spagnoli, nel 2015, tramite biopsie cutanee, ha messo in luce la relazione fibromialgia- efficienza mitocondriale in carenza di Coenzima Q, responsabile di alcuni processi nella produzione di energia all'interno dei mitocondri.
Un mitocondrio danneggiato è un mitocondrio "che funziona male", all'interno del quale le reazioni biochimiche avvengono in modo "compensato"; questo crea una matrice cellulare in stato di acidosi, passando dunque da una condizione di aerobiosi ad una di anaerobiosi.
E' all'interno della matrice cellulare che troviamo numerose terminazioni nervose di tipo dolorifico, e la condizione sopradescritta amplifica la sintomatologia del paziente.
L'esercizio fisico, perlopiù di tipo aerobico, è fondamentale nel mantenere sani i nostri mitocondri.
Praticare esercizio fisico quotidiano, non casuale, organizzato e personalizzato, può davvero contribuire in modo decisivo al miglioramento della condizione del paziente.
Come dimostrato da recenti ricerche del 2016- 2017, anche le discipline corporee (Yoga, Taiji Quan, Qi Gong, ecc.) sono di grande supporto, dal momento che, come tutte le terapie mente-corpo, hanno effetto sull'espressione del genoma umano, riducendo l'espressione e la sintesi delle principali citochine infiammatorie immunitarie.
Anche l'esercizio respiratorio assume un carattere centrale nella quotidianità del paziente, dal momento che, oltre ai ben noti effetti fisiologici, esso diventa una vera "pompa energetica", un fattore di regolazione generale. Oggi è evidenza scientifica la relazione tra il sistema respiratorio e gli altri sistemi biologici, emozionali e cognitivi.
Altro aspetto fondamentale da considerare nei casi di fibromialgia, è la condizione metabolica e nutrizionale della persona. Un'alimentazione alcalinizzante riduce la disbiosi fermentativa da zuccheri a livello intestinale, causa di permeabilità dell'epitelio intestinale e squilibri al microbiota (Leaky Gut Syndrome) , fondamentale barriera nei confronti dei microorganismi patogeni.
Il supporto di un nutrizionista esperto e consapevole diventa altresì importante.
Ricordiamo sempre la comunicazione bidirezionale costante tra intestino e cervello, possibile grazie al nervo vago e ad alcuni recettori, tra cui la serotonina, neurotrasmettitore chiave in molte funzioni biologiche del nostro sistema.
In pazienti fibromialgici, spesso si riscontrano bassi valori di serotonina, aumentata percezione del dolore, manifestazione di stati depressivi e stati d'ansia. Questo perchè spesso, l'eccesso di corticosteroidi circolanti (cortisolo, corticosterone, aldosterone ed altri) altera e
devia il metabolismo del triptofano, (precursore della serotonina) verso la produzione di chinurenina, tossica per il nostro sistema nervoso centrale e responsabile dei disturbi sopradescritti.
Alimenti perlopiù di origine vegetale, contenenti triptofano, possono essere, in quest'ottica, un contributo utile.
Anche alti livelli di glutammato, presente in tutti i cibi industriali e non solo, contribuiscono ad incrementare questa condizione infiammatoria, aumentando inoltre il rischio di sviluppo di patologie autoimmuni.
Anche l'integrazione di Vitamina D, meglio se quotidiana, l'esposizione al sole e l'attività fisica all'aperto, possono contribuire a ridurre i sintomi della patologia.
L'approccio multidisciplinare resta, in conclusione, il più funzionale, perchè permette di considerare l'individuo come network integrato di sistemi, avendo uno sguardo aperto, consapevole e funzionale sulla persona.

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