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Vitamina D ed esercizio fisico: la verità dalla ricerca.

In natura la Vitamina D, appartenente alla categoria dei pro-ormoni, esiste in due forme: la vitamina D2, chiamata anche ergocalciferolo, presente perlopiù nei vegetali e nei funghi, e

la vitamina D3, chiamata anche colecalciferolo, che viene sintetizzata nella sua produzione endogena, dall'esposizione al sole , innescando la reazione chimica con il precursore 7-deidrocolesterolo.

All'interno dell'organismo la vitamina D3 viene trasformata in due metaboliti:

  • il 25(OH)-D (25-idrossi-colecalciferolo o calcidiolo), i cui valori ematici vengono di norma presi per la diagnosi di ipovitaminosi.

  • il 1,25(OH)2-D (1,25-diidrossi-colecalciferolo o calcitriolo), ovvero la forma attiva nel corpo, responsabile di tutte le attività biologiche della vitamina D.


Il nostro fabbisogno è coperto dalla fotoesposizione, dalla nutrizione e dall’integrazione. Un tempo, ricordiamo, esistevano i grandi sanatori, in cui l'esposizione al sole era l'unica terapia contro la tubercolosi e i virus. Questo perchè il nostro sistema immunitario è in grado di sintetizzare la catelicidina, molecola utile a fronteggiare l'azione di batteri e virus,

Ma "quale sole" effettivamente ci viene in aiuto?

Il gruppo degli ultravioletti, che si dividono in UVA, UVB, UVC. Gli UVC vengono tagliati , gli UVB vengono parzialmente tagliati, gli UVA arrivano alla nostra pelle e vanno in profondità.

I raggi però che attivano la Vitamina D restano gli UVB, che hanno lunghezza d’onda compresa tra i 280 -315 nm.

Ma in che momento della giornata il sole ha questo range? Allo zenit.

Naturalmente, non è necessario ustionarsi, e naturalmente la quantità di melanina modifica la necessità del soggetto, ma è bene ricordare che occorre almeno il 50% della superficie corporea esposta affinchè si possa ottenere il beneficio ricercato. Basterà dedicare 10'-15' al giorno, poco alla volta, per trarre vantaggio senza rischi e/o ustioni.


L’esposizione al sole ha effetti straordinari sul nostro sistema immunitario; questo perchè i raggi UVB sono in grado di attivare un precursore del colesterolo presente nel derma, che si trasforma in colecalciferolo, e questo in pre-vitamina D3, e si mantiene attivo per alcuni giorni. A questo punto la Vitamina D viene idrossilata , quindi attivata e trasportata al fegato e ai reni ; essa risulta essere un potentissimo modulatore del 3% del genoma umano.


Oggi sappiamo che questo ormone assume un ruolo imprescindibile nella modulazione dello sviluppo dei tumori, per esempio nell'inibizione della crescita di nuove cellule e la formazione di nuovi vasi sanguigni, nell'indurre la morte delle cellule alterate, e nell'inibire la possibilità di dare metastasi a distanza.

Il nostro sistema immunitario viene impattato dalla vitamina D in due modi quasi opposti: da un lato abbiamo bisogno di vitamina D per una buona risposta nei confronti di virus, batteri, ectoplasmi, ecc,, dall'altro occorre che il nostro sistema sia in grado di evitare nel corpo una risposta immunitaria eccessiva, causa di malattie autoimmuni (asma, diabete tipo I, artrite reumatoide, sclerosi multipla, lupus eritematoso sistemico) .

Ma non solo: anche il sistema cardiovascolare ne trae vantaggio, perché elevati livelli di vitamina D nel sangue riduco moltissimo le possibilità di sviluppare ictus, infarti, ipertensione.

Tale ormone è implicato inoltre nel controllo della glicemia, laddove condizioni di ipovitaminosi predispongono a sindromi metaboliche e diabete di tipo II.


Oggi più del 50% della popolazione è virtualmente deficitaria perché nessuno prende più il sole, se non nel mese di vacanza estivo. Un tempo si viveva all'aperto, in tutte le stagioni; oggi si vive al chiuso.

Il melanoma , carcinoma molto aggressivo, è il tumore di chi vive e lavora dentro un ufficio, non del contadino o del pescatore che stanno costantemente al sole. Infatti, i tumori epidermoidi , carcinomi epidermoidali, basaliomi difficilmente danno metastasi.

20’ di sole sono in grado di garantirci 8000 Unità.

E' importante non accontentarsi di livelli sufficienti (30 ng/ml) a garantire il metabolismo osseo, ma è bene creare un surplus per garantire tutte le funzioni. (anche 50 ng/ml)ed è bene ricordare che in carenza di Vitamina D , la Vitamina C non è assimilabile, se non per un 10% scarso.

Essendo un ormone, infine, occorre tenere presente che la vitamina D stimola a sua volta altri ormoni, tra cui il PTH, ormone prodotto dalle paratiroidi, che a sua volta è in grado di stimolare il calcitriolo, ovvero vitamina D attivata, i cui recettori sono in oltre 60 tipi di cellule e 200 geni.


L'attività fisica gioca un ruolo fondamentale nella modulazione ormonale e nella prevenzione durante l'invecchiamento.

Un anno di attività fisica iniziata a 75 anni è in grado di riportare l’orologio biologico indietro di 10 anni in termini di misurazione degli ormoni circolanti.

Nel soggetto anziano gli studi hanno dimostrato che la combinazione di esercizio fisico di resistenza e forza con la supplementazione di Vitamina D può giovare alla salute muscolo-scheletrica e che gli effetti possono essere additivi.

Per quanto riguarda l'atleta, nonostante la ricerca in merito dia risultati talvolta contrastanti a causa delle molteplici variabili da considerare (età, tipologia di sport, latitudine, frequenza e modalità di integrazione, ecc) gli studi, eseguiti attraverso dinamometri isocinetici, confermano che in condizioni di ipovitaminosi, adeguata integrazione di Vitamina D e specifici protocolli di allenamento hanno portato ad incrementi significativi della forza, soprattutto degli arti inferiori.

La scoperta del recettore VDR (recettore del calcitriolo) all'interno della cellula muscolare, ci fa ipotizzare una positiva modulazione dei valori del calcio nell'organismo.

La supplementazione di Vitamina D in giovani atleti ha determinato effetto modulante sul grado di danno cellulare causato da esercizi eccentrici e, nonostante i risultati siano probabilmente influenzati dai livelli ematici di base e dalla strategia di integrazione, i dati provenienti da modelli animali offrono meccanismi promettenti e plausibili nel considerare la vitamina D agente utile per l'adattamento neuromuscolare.



 
 
 

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